8.1.Cronistoria familiare: secc.-XVIII-XXI

8.1.Cronistoria familiare: secc.XVIII-XXI - Historique Familiale de siècle XVIII à XXI - Family History since 18th Century to 21th

 
Nella seconda metà del XVII secolo viveva a Santa Barbara (Casale di Caserta, distante 1 km e 340 metri dal centro cittadino, all'epoca denominato anche Villa, cioè un vero e proprio Villaggio in collina, di cui diamo di seguito notizie dettagliate, grazie al sito www.ancr-sbarbara.it/dovesiamo.htm), un ramo della Famiglia Zambrotta.
 
Grazie alle ricerche effettuate nell'Archivio storico parrocchiale della chiesa di s.Nicola a Santa Barbara di Caserta dal giovane e dinamico Parroco don Giuseppe Di Bernardo (che deve curare due parrocchie!),sono riuscito a colmare diverse lacune della mia ricerca riuscendo anche ad individuare il primo Zambrotta che si stabilì a Santa Barbara, proveniente da "Terra Tramunti!" secondo l'atto di matrimonio del 1698.Infatti, nel Catasto di Caserta e Casali del 1655 non sono ancora elencati gli Zambrotta.Grazie alla collaborazione del signor Alessandro Rossi di Caserta,sono riuscito a trovare anche il primo Zambrotta/Zamprotta residente a S.Barbara,Andrea,come esposto di seguito.
 
Infatti,l'opera "Il Catasto di Caserta del 1655"11,recentemente ristampata, ed a me gentilmente donata dal Ten.Col.Giuseppe Ianniello,di Tuoro, Presidente dell’ANCR di Santa Barbara),che censisce sia la popolazione del capoluogo sia dei suoi casali,non riporta il cognome Zambrotta(e nemmeno Zamprotta),quindi dobbiamo inferire che la Famiglia Zambrotta/Zamprotta non è originaria del Casertano(e infatti abbiamo visto nel precedente paragrafo che proviene dalla provincia di Principato Citra,cioè la provincia di Salerno). 
 
Dobbiamo però rilevare che nella suddetta opera compaiono i cognomi di alcune famiglie casertane con le quali la famiglia Zambrotta/Zamprotta si imparentò grazie ai matrimoni contratti dai suoi membri,a cominciare dal primo residente,Andrea,che sposò una d'Agostino,residente nel Casale di Santa Barbara,dove il primo Zambrotta/Zamprotta fissò poi la sua residenza(mentre lui risultava residente nel Casale di Staturano,adiacente), proveniente da "Terrae Traemonti".Infatti,dalle ricerche condotte in loco da Alessandro Rossi (perito informatico del C.F.S.) sui Registri parrocchiali conservati nell'Archivio diocesano di Caserta, risulta il matrimonio di Andrea Zambrotta con Caterina D'Agostino il 25 agosto 1698.Nel registro è riportata la provenienza di Andrea Zambrotta,che non era un casertano,mentre Caterina d'Agostino è espressamente indicata dal Parroco come meam parochianam,"mia parrocchiana".Di seguito il suddetto Atto di matriominio:
 
Atto matrimonio Andrea Zambrotta 25 ago 1698 (2)
Atto di matrimonio di Andrea Zambrotta,proveniente da Tramonti,con Caterina d'Agostino,celebrato nella Parrocchia di S.Barbara il 25 agosto 1698
 
Da questo matrimonio nacquero i seguenti figli:
1.1699 - Candida Beatrice Francesca
2.1703 - Maddalena Francesca Antonia (vedi di seguito)
3.1704 - Giuseppe Crescenzio Antonio (mio avo diretto,vedi di seguito)
4.1707 - Elisabetta Maddalena Antonia (vedi di seguito)
5.1709 - Candida Francesca Antonia
6.1715 - Gennaro Filippo Antonio (deceduto nel 1719)
7.1721 - Candida Francesca Antonia.
 
(Il nome Antonio,presente in quasi tutti i figli,è dovuto al fatto che il santo Patrono di Tramonti è Sant'Antonio).
 
Andrea Zambrotta risulta deceduto a S.Barbara di Caserta il 2 gennaio 1728,a 75 anni;mentre Caterina d'Agostino risulta deceduta nel 1756.
 
Ulteriori ricerche hanno consentito di rinvenire un Marco Zambrotti,residente a Barletta,coniugato con Antonia Grillo il 20 febbraio 1700. Marco risulta di Tramunti(cioè Tramonti in dialetto campano),mentre la sposa dovrebbe essere originaria del Casale di Corsano,dove la famiglia Grillo è attestata fin dal 1194).Da questa coppia risultano nati 2 figli:Giuseppe,il 24 dicembre1701 e deceduto il 3 giugno 1753(padrino Carlo Cillo, celebrante don Angelo Antonio Cillo),e Domenico,nato il 7 febbraio 1712 e deceduto il 28 dicembre 1755(madrina Antonia Di Fazio,celebrante il Parroco don Antonio Scupi),entrambi sacerdoti.Giuseppe Zambrotti fu Canonico.E' probabile che Marco sia fratello di Andrea(sono in corso ricerche).E' già illuminante il fatto che entrambi abbiano chiamato Giuseppe il loro primo figlio maschio.Probabilmente il lro padre si chiamava così.Enrambi sono emigrati da Tramonti,uno a Caserta e l'altro a Barletta, portandosi dietro il prezioso bagaglio del loro mestiere di artigiani del legno,di cui molti tramontani erano maestri,tant'è vero che i loro manufatti inondavano non soltanto i mercati del meridione d'Italia,ma andavano anche all'estero,com'è dimostrato dagli scambi commerciali dell'epoca,grazie ai porti di Amalfi e di Barletta,dove questi due Zambrotta risiedevano.
 

Don Giuseppe Zambrotti ,della suddetta linea di Tramonti(provincia di Salerno)risulta Canonico metropolitano della Arcidiocesi di Nazareth-Barletta.Nato a Barletta il 24 dicembre 1701 e ivi deceduto il 3 giugno 1753,autore di un volumetto di poesie toscane e latine, pubblicato a Napoli nel 1747 come omaggio alla coppia reale in occasione della nascita dell’ Infante Filippo(Poesie toscane, e latine adorne di sette reali purissimi letterali anagrammi in occasione delle pompe festive pel felicissimo nascimento del serenissimo real infante d. Filippo Borbone primogenito degli augustissimi regnanti delle Due Sicilie,consecrate alla real maesta del pio sovrano Federigo Augusto 3. Re di Polonia, ed elettore di Sassonia, ec. del canonico Giuseppe Zambrotti in segno del suo profondissimo rispettoso ossequio, e sincerissima fedeltà,Napoli,1747).Risulta che il Canonico era considerato un apprezzato poeta,tanto è vero che le sue poesie furono recitate a corte,nella Reggia di Portici,ad agosto e novembre 1747,come si rileva dal volumetto.In precedenza,nel 1740,un sonetto dell'allora sacerdote Giuseppe Zambrotti era già stato inserito,in una Raccolta di poesie,scritte da napoletani e stranieri,in occasione della morte del Duca di S.Filippo,Giuseppe Brunasso di Napoli.Infatti,in Opere di Giambattista Vico,di Giuseppe Ferrari,vol.VI,p.449,Milano,1836,si legge testualmente:"...Per la morte del Duca di S.Filipppo,don Giuseppe Brunasso,che godè somma reputazione nella città di Napoli),... s'impresse una lunga Raccolta di poetici componimenti de' migliori poeti napoletani, com'esteri.Il medesimo Padre Gatti ebbe cura di una tal Raccolta, che uscì alla luce nel 1743,e che fu dedicata a don Lorenzo Brunasso,figlio del defunto,Giudice del Tribunale della Gran Corte della Vicaria".Si tratta di Componimenti in morte del signor duca di s. Filippo &c. d. Giuseppe Brunasso,pubblicati a Napoli dal Padre Filippo Giacomo Gatti,eminente predicatore e professore di Teologia all'Università di Napoli,nel 1740,presso la Stamperia dei Fratelli Muzio,che riporta anche un Sonetto di Giambattista Vico.Da rilevare che il Canonico Giuseppe aveva un fratello sacerdote,don Domenico Zambrotti,nato a Barletta 7 febbraio 1712 ed ivi deceduto il 28 dicembre 1755,attivo presso la Cattedrale di Santa Maria Maggiore di Barletta. Questi due fratelli erano nati dal matrimonio di Marco Zambrotti con Antonia Grillo,avvenuto a Barletta il 20 febbraio 1700.Tutto ciò risulta dagli atti di nascita, matrimonio e morte dei suddetti,conservati nell'Archivio diocesano di Trani.La famiglia Grillo risulta attestata nel casale Corsano (popolato da tutte famiglie Grillo)di Tramonti fin dal 1194 come proprietari(cfr.Tramonti,la terra operosa, pp.115 e 175,a cura del Centro di Cultura e Storia amalfitana,Amalfi,2008).Il frontespizio del volumetto di poesie è stato da me inserito nella precedente Sezione di questo sito web.

  
Di seguito riporto i nomi delle famiglie citate nel Catasto onciario del 1655(pubblicata su "Osservatorio Casertano" nel periodo 2005-6),poi imparentatesi con la famiglia Zambrotta/Zamprotta,in seguito a matrimoni:
 
Alois (Sommana, Torre),
De Stasio (Càsola,Tuoro,Santa Barbara),
Brignola (Santa Barbara,Tuoro,Garzano),
Cutillo (Tuoro),
d'Agostino (Casolla,Santa Barbara,Briano,Ercole,Tredici),
Fusco e de Sparano (Casolla),
Fusco (Mezzano,Puccianiello,Torre,San Clemente),
Sacco (Garzano,San Clemente),
Gentile (Casolla,Puccianiello,Briano,Torre),
Pàssaro (Sala),Castiello(Ercole,Centurano,Falciano),
Madaluni (San Clemente),
Mataluni (Centurano),
D'Amico (Puccianiello,Tredici),
Cutillo (Falciano,Tuoro).Tutti questi cognomi,con i Casali di residenza tra parentesi,sono da me citati di seguito in questa Cronistoria familiare.
 
Nel 1741 fu istituito il cosiddetto Catasto onciario, così chiamato perchè per la valutazione dei beni da sottoporre a tassazione venne introdotta l'oncia, un'antica moneta in uso nel Regno di Napoli all'epoca dei re aragonesi, ma ormai non più circolante. Con il Catasto onciario fu tentata l'introduzione nel Regno di Napoli di un più moderno sistema di tassazione della proprietà e dell'industria, che rappresenta il tentativo di calcolare la ricchezza del Regno e di effettuare il censimento della sua popolazione, come aveva voluto il Re Carlo VI° di Borbone.Per quanto ci riguarda,io faccio riferimento in questa Sezione al Catasto onciario di Caserta e Casali del 1749. e al Catasto onciario di Santa Maria Capua Vetere del 1754.
 
Da tutti questi preziosi documenti (religiosi e civili) riporto i dati che riguardano la Famiglia:  
 

L'atto di morte di Andrea conservato nel del Registro parrocchiale della Chiesa di S.Nicola a S.Barbara di Caserta (ora all'Archivio diocesano) riporta il cognome Zamprotta.Negli atti di nascita dei figli,però,Andrea è chiamato Zambrotta.Si tratta di evidenti errate trascrizioni dei parroci.La consorte risulta invece deceduta il 24 ottobre 1756 all'età di 77 anni.Quindi sarebbe nata nel 1679

 
Dal Catasto onciario di Caserta e Casali del 1749:
 
1.“Il macellaro Angelo Cervone di 50 anni abita a casa d'affitto con la moglie Maddalena Zamprota di 52 anni e coi figli: il macellaro Nicola di 24 anni, il macellaro Vincenzo di 19 anni, il macellaro Pascale di 15 anni, e le figlie: Maria di 13 e le gemelle Rosa e Teresa di 9 anni”.
 
Da questa descrizione, inserita nel Catasto onciario della Provincia di Terra di Lavoro-Distretto di Capua-S.Maria Capua Vetere del 175411, inferiamo che Maddalena Zamprota (probabile trascrizione errata degli addetti al censimento catastale) era nata nel 1702 (in effetti dai registri parrocchiali risulta nata nel 1703) e il marito, macellaio Angelo Cervone (appartenente ad una famiglia di altri 4 macellai Cervone descritti nello stesso elenco) era nato nel 1704. I figli di questa coppia erano nati, rispettivamente: Nicola nel 1730, Vincenzo nel 1735, Pascale (Pasquale) nel 1739, Maria nel 1741, e le gemelle Rosa e Teresa nel 1745. Vivevano a S.Maria Capua Vetere.
 
2."ll napolitano Prisco Dell’Aquila di 40 anni non si carica perché è napolitano ma ponendosi nella rubrica dei napolitani pagherà quid iuris. Egli possiede case terragne dove abita con la moglie Elisabetta Zambrotta di 42 anni e i figli Nicola di 17, Giuseppe di 13, Paolo di 9 e Pietro di 2".
(invece dalle registrazioni parrocchiali risulta che Elisabetta è nata il 12 aprile 1707 e deceduta il 24 febbraio 1791,quindi all'epoca aveva 42 anni e non 45,n.d.a.)
 
Da questa descrizione, inserita nel Catasto onciario del 1749 di Terra di Lavoro, Caserta e Casali, Santa Barbara, si inferisce il nominativo di un'altra nostra ava,Elisabetta Maddalena Antonia Zambrotta,sorella di Giuseppe,andata sposa ad un napolitano,Prisco Dell'Aquila,40enne, quindi nato nel 1709, che non paga le tasse a S.Barbara, com'è spiegato nell'introduzione del paragrafo intitolato "Il casale di Santa Barbara nel secondo Settecento"(cfr.A.Bascetta, op.cit.)essendo forestiero napolitano, e quindi viene inserito nella rubrica dei napolitani e pagherà "quid juris" sulle case terragne di proprietà a S.Barbara.Elisabetta andò sposa a Prisco nel 1737.
 
3."Il mastro falegname Giuseppe Zambrotta di 45 anni possiede 7 moggia di terreno nel tenimento (cioè nella tenuta, n.d.a.) di S.Agata de' Goti (da notare che il moggio era un’unità di misura della Provincia di Terra di lavoro, equivalente a 3.387,36 m2, quindi il tenimento era di complessivi 23710 m2;la distanza tra le due località è di appena 18 km,n.d.a.) ed una casa per uso abitazione dove dimora con i figli Andrea di 18 anni(che sposa Rosa Fusaro), Luca di 13 anni e Pascale di 10 anni. Con loro abita anche la seconda moglie Catarina di Stasio di 37 anni da cui ha avuto i figli Nicola di 3, Vincenza di 8, Teresa di 6 anni, Marta di 4 e Anna Maria di 1 anno".Da notare che il cognome Fusaro non risulta tra quelli elencati nel Catasto di Caserta e Casali del 1655.
 
Queste notizie le ricaviamo dal Catasto onciario del 1749 della Provincia di Terra di Lavoro, dei Casali di Caserta e, nella fattispecie del Casale di Santa Barbara, dove Giuseppe Zambrotta risiedeva. Da questi dati inferiamo che Giuseppe Zambrotta era nato nel 1704; che era rimasto vedovo di un precedente matrimonio (la prima moglie si chiamava Teresa Assella o Asselda,deceduta nel 1739),atto di matrimonio del 7 gennaio 1728, era proprietario di una tenuta di 7 moggi di terreno nel territorio di S.Agata de’ Goti (comune confinante con Caserta e con Valle di Maddaloni,ad appena 18 km di distanza,anche se appartenente alla provincia di Benevento),ma sito nella provincia di Benevento; che dal primo matrimonio gli erano nati tre figli: Andrea di 18 anni (quindi nato nel 1731,portante il nome del nonno paterno), Luca di 13 anni (nato nel 1736), Pascale di 10 anni (alias Pasquale, quindi nato nel 1739); che si era risposato il 5 febbraio 1739 con Catarina (alias Caterina) di Stasio 37enne (quindi nata nel 1712), dalla quale aveva avuto altri 5 figli: Vincenza di 8 anni (quindi nata nel 1741), Teresa di 6 anni (nata nel 1743), Marta di 4 anni (nata nel 1745), Nicola di 3 anni (nato nel 1746), e infine Anna Maria di 1 anno(nata l'anno precedente, cioè nel 1748),per complessivi 8 figli.Nel successivo anno 1750,precisamente il 1 aprile,gli nacque un altro figlio, Domenico Michele Antonino,che è il mio avo diretto (le registrazioni parrocchiali rettificano l'età di Giuseppe,45enne e non 42enne come afferma il Catasto onciario).Un altro figlio,Pietro Gennaro Antonio,nato nel 1752,morirà dopo 1 giorno di vita.

Da notare che il cognome Assella non risulta censito nel 1655 a Caserta.Il cognome Assella è tipico lucano.Dalle mie ricerche risulta un'omonima, proveniente dal comune di Laurenzana(Potenza).arrivata ad Ellis Island il 18 agosto 1910,proveniente da Napoli con la nave passeggeri Regina Elena. Questa donna risulta nata nel 1892 e deceduta nel 1924.Una probabile parente,emigrata negli USA.
 
Pertanto i 2 matrimoni di Giuseppe Zambrotta generarono la seguente prole:
 
1.  1731 - Andrea (risulta che sposò Rosa Fusaro)
2.  1736 - Luca
3.  1739 - Pascale (tutti flgli della prima moglie,Teresa Assella);
4.  1741 - Vincenza
5.  1743 - Teresa
6.  1745 - Marta
7.  1746 - Nicola
8.  1747 - Domenico Francesco Antonio (morto a 17 gg.)
9.  1748 - Anna Maria
10.1750 - Domenico Michele Antonino (mio avo diretto)
11.1752 - Pietro Gennaro Antonio (morto il giorno dopo).
 
Vista la cadenza,presumo che ci siano state altre nascite non documentate.Giuseppe restò vedovo all'inizio del 1739,probabilmente in conseguenze di una sepsi puerperale,e con 3 figli a carico pensò bene di risposarsi subito per non lasciare i piccoli figli abbandonati a se stessi,dovendo badare ad una bottega con lavoranti,unica nella zona.
 
Grazie ad un cugino di terzo grado,Vitaliano Zamprotta,giornalista addetto all'Ufficio stampa e funzionario della Soprintendenza ai Beni storici-paesaggistici-culturali,che lavora proprio nella Reggia di Caserta,il 17 novembre 2010,sono venuto in possesso delle copie di alcuni documenti.Da tre di essi risultano dei pagamenti al mio avo Giuseppe Zambrotta: uno del 1751 riporta un pagamento di 3,30 ducat1; un secondo pagamento è di 13,54 e1/2 ducati; e il terzo riporta 9 ducati per lavori eseguiti per la Reale Scuderia,il Real Magazzino e la costruzione del "Nuovo Real Palazzo" (cioè la Reggia di Caserta). Tutti e tre i documenti,datati 22 novembre 1751, 9 febbraio 1752, 3 agosto 1753 riportano in calce anche la firma, per ricevuta, del mastro falegname Giuseppe Zambrotta.A vederla mi è venuto un tuffo al cuore, perchè è stato come andare indietro nel tempo potendo vedere come firmava un mio avo diretto di circa 260 anni fa! Do qui di seguito le copie dei documenti con le relative "traduzioni" eseguite da Vitaliano Zamprotta.
 Giuseppe Zambroitta: ricevuta del 22 novembre 1751       Ricevuta del 9 febbraio 1752                         Ricevuta del 3 agosto 1753
 
 
La Reggia di Caserta come si presentava nel 1780
 
 
"Traduzione" ricevute N.1 e 2
 
"Traduzione" ricevuta N..3
 
Pertanto,risulta che Giuseppe Zambrotta prese parte ai lavori di costruzione e arredamento della Reggia di Caserta(che fu abitata fin dal 1780) e certamente partecipò anche alla posa della prima pietra avvenuta il 20 gennaio 1752(36mo genetliaco di Re Carlo di Borbone).Giuseppe abitava a S.Barbara,dove aveva un Laboratorio,ma aveva anche un altro Laboratorio a Tuoro,come si inferisce dalla documentazione sopra riportata.(Le ianelle o pianelle di cui sopra erano delle mattonelle usate sia per la pavimentazione sia per la copertura dei tetti).Lo storico evento è ricordato in un dipinto del 1845 del pittore Gennaro Maldarelli che si trova nella Sala del Trono della Reggia.Alla costruzione della Reggia di Caserta pparteciparono 2700 operai e 300 tra mastri e capimastri.Tra questi ultimi vi fu anche il nostro antenato Giuseppe.
 
Gennaro Maldarelli(1845),per gentile concessione di www.casertamusica.com
 
Questi sono gli avi più antichi finora rinvenuti a Caserta, di cui abbiamo contezza documentale.
 
Dai registri dell’Archivio di stato di Caserta risulta che il 9 maggio 1817 è morto Francesco Zamprotta (ma nell’elenco compare come Zambrotta), mendicante di 70 anni, nell’Ospedale di Caserta, lasciando orfane due figlie: Catarina e Maria. Era vedovo di Maddalena Festa ed era domiciliato a Santa Barbara-Strada Chiesa. Si tratta di una notizia tragica che mi ha molto addolorato, ma anche sorpreso, perché in tal modo risulta un’altra linea genealogica familiare, finora sconosciuta. Infatti questo antenato collaterale, avendo 70 anni, risulta essere nato nel 1747. Pertanto la sua famiglia risulta essere parallela a quella del mastro falegname Giuseppe Zambrotta,ma non censita nel Catasto onciario, quindi all'epoca residente altrove.
 
Il 25 Ottobre 1817 risulta deceduta Carolina Fresa di tre giorni, figlia di Domenico Fresa e Maria Rosa Zamprotta, domiciliata in S. Barbara strada Trivio (si tratta della stessa strada in cui abitava il mio bisavolo Ferdinando Zambrotta). E' probabile che si tratti di una cugina, appartenente al ramo che si cognominò Zamprotta già dalla seconda metà del 1700,ma non censito nel Catasto onciario del 1749,discendenti dei figli maschi del primo matrimonio di Giuseppe.
 
5.1.Della mia linea genealogica diretta ho quindi acquisito la documentazione relativa a:
 
Da Domenico Michele Antonino Zambrotta (nato il 1 aprile 1750 e deceduto a Caserta il 15 gennaio 1800), coniugato con Diana Muto (52enne all'epoca del matrimonio della figlia Fortunata, quindi nata nel 1760), nacquero:
 
1. Antonio Giovanni Nicola, il  23 maggio 1775
2.Fortunata, nata nel 1791, coniugata 21enne a Caserta l'8 febbraio 1812 col proprietario terriero 23enne Francesco Abitabile, di Paolo (60 anni), e fu Carmen D'Amico (costei deceduta il 5 maggio 1799).
 
Frutti del matrimonio di Fortunata furono:
5.2.Antonio e Fortunata erano cugini con Tommaso e Andrea  Zamprotta (vedi qui di seguito). 
 
Infatti,parallelamente viveva a Tuoro di Caserta (quindi una frazione limitrofa da cui Santa Barbara era stata scorporata nel 1599) una Famiglia Zamprotta, certamente discendenti dei primi 3 figli maschi di Giuseppe, di cui abbiamo i nomi dei seguenti componenti:
Del capo famiglia, Domenico, sappiamo (dall'atto di matrimonio del figlio primogenito, Tommaso),che è morto il 19 agosto 1804. La moglie, Pasqua Brignola, al momento del matrimonio del primogenito Tommaso contava 60 anni, e quindi risulta essere nata nel 1752.(E' probabile che dopo il 1789 e prima del 1798 siano nati altri figli, di cui non possediamo i nomi e i dati). Dobbiamo presumere che questa famiglia,non registrata nel Catasto onciario di Caserta e Casali del 1749,si sia trasferita a Tuoro dopo tale data,proveniente da un'altra provincia.
 
ll primogenito Tommaso si sposò per ben tre volte: la prima volta, a Caserta, il 17 dicembre 1812 con la 24enne Vittoria Savasta; la seconda volta, a Tuoro, il 15 aprile 1823 con la 43enne Mariangela Brignola (nata a San Benedetto di Caserta nel 1780 da Aniello Brignola e Vittoria Tartaglione: rimasto vedovo sposò una cugina materna); la terza volta, rimasto ancora vedovo, a Tuoro, il 13 settembre 1839 con la 55enne Antonia Sacco. Nell’atto del primo matrimonio risulta anch’egli di professione “copellaro”.La moglie, Vittoria Savasta è figlia di Giacinto, proprietario terriero 55enne (quindi nato nel 1757),mentre la madre, Grazia Natale, è 54enne (quindi nata nel 1758).
 
Il fratello Andrea il 22 dicembre 1825 sposò a Tuoro la 21enne Ursula Castiello; la sorella Maria il 19 febbraio 1824 sposò a Tuoro il 26enne Stefano Razzano;
 
la sorella Maria Domenica sposò a Tuoro il 7 settembre 1830  il coetaneo 32enne Francesco Pietro Sacco, probabile fratello della precedente Antonia Sacco. Va tenuto presente che un'altra Maria Zamprotta, nata a Santa Barbara di Caserta nel 1810, sposò nel 1830 a Santa Barbara un certo Francesco Sacco col quale risulta poi emigrata ad Ancona, che allora era all’estero perché ubicata nello Stato pontificio: attualmente una ventina di famiglie portano il cognome Sacco in quella provincia.
 
Risulta emigrata anche Ippolita Zamprotta(non ne conosciamo la paternità),nata a Mezzano di Caserta nel 1790, che nel 1818 a Mezzano sposò Giovanni Cimmino, dal quale nel 1820 ebbe un figlio, Domenico: emigrarono tutti a Pavia allora nel Lombardo-Veneto austriaco. Può darsi che il nome Domenico sia stato imposto a ricordo del padre di Ippolita. Quindi Ippolita potrebbe essere la terza figlia della coppia di cui sopra, nata nel 1790. In provincia di Pavia due famiglie si chiamano Cimmino (una a Cava Manara e l'altra a Casorate Primo).Comunque questa famiglia non emigrò da sola. Con loro partì un'altra coppia, formata da Teresa Cimmino, nata a Mezzano di Caserta anch'essa nel 1790 (cugina o sorella di Giovanni Cimmino?), sposata con Carmine Di Guida nel 1815 a Mezzano e poi emigrata a Pavia. Attualmente alcune famiglie Di Guida risiedeono in provincia di Pavia e di Milano. E’ molto probabile che Giovanni Cimmino sia il nipote del 30enne Giovanni Cimmino fratello del bracciale Nicola, menzionati nel Catasto onciario di Caserta-Mezzano, del 1749.
 
5.3.Per quanto attiene la mia linea genealogica va ricordato:

 

Antonio Zambrotta, il nonno di mio nonno Antimo (fratello di Fortunata e, quindi, figlio di Domenico) nato nel 1775, copellaro, coniugato con Palma Brignola(1779), filatrice, (sorella di Pasqua Brignola, coniugata col suddetto Domenico Zamprotta) ebbe la seguente prole: 

La professione di “copellaro” esercitata da giovane dal mio bisavolo, consisteva nella fabbricazione di bótti (professione esercitata anche dal padre, dai fratelli e dai cugini),ma anche di tini e mastelli,come i loro antenati diretti,che avevano ereditato questo mestiere da Andrea primo residente a Santa Barbara.
 
A proposito di "copellaro",che risulta essere un lemma dialettale in uso nel 1741 nel Comune di Arienzo(in provincia dell'attuale Caserta).Troviamo il termine citato anche in altri Comuni nelle registrazioni del Catasto onciario.Comunque il termine era usato anche in altre regioni.Infatti lo troviamo,ad esempio,nelle Marche nel 1578 (Famiglia Carissimo, che si trasferì in quell'anno da Castelsantangelo,in provincia di Macerata,a Marino in provincia di Roma).Quindi possiamo dire che si tratta di un vecchio lemma professionale,poi ritenuto come dialettale.La sua origine è antica.Infatti,attraverso il latino cupa, questo lemma deriva direttamente dal greco antico κοπε che voleva dire pezzo di legno, manico,remo,anello,palo,sbarra,e anche qualcos'altro. 
 
5.4. 
A proposito del mio bisavolo Ferdinando Zambrotta/Zamprotta debbo ricordare un episodio significativo.Mentre era al lavoro nella sua proprietà, tra la Frazione Ponti della Valle del Comune di Valle di Maddaloni (comune alle pendici del Monte Calvo nel preappennino campano), e S.Agata de' Goti (11 km a est di Caserta), Ferdinando incontrò il Re di Napoli, Ferdinando II° (1810-1859), che non poteva attraversare a cavallo quella proprietà a causa di una massicciata in legno chiusa da una porta, che il mio bisavolo Ferdinando prontamente abbattè con una scure per liberare il passaggio. In realtà il Re si rivolse al piccolo Antimo,che nella stagione estiva seguiva il padre per imparare l'arte (così mi ha precisato mio cugino Aldo che mi ha riferito l'episodio raccontatogli da nostro nonno Antimo),e lui corse a chiamare il genitore che era poco distante. Pertanto,il mio bisavolo fu invitato,per il giorno seguente,al Palazzo Reale di Caserta e gli furono assegnati 3 ducati mensili di rendita per il servizio reso. Per capire il valore di questa piccola rendita basta sapere che 1 ducato = 10 carlini = 100 grana valeva una giornata di lavoro di un muratore; con 1 ducato si potevano acquistare 2 barili e mezzo di vino, cioè 85 litri. Questo episodio fu poi raccontato da mio nonno Antimo, ma a me è stato riportato da mio cugino Aldo Zambrotta.Va rilevato che Ferdinando stava lavorando su terreni di sua proprietà, cioè una parte degli stessi che aveva lasciato in eredità il Mastro falegname Giuseppe Zambrotta, di cui abbiamo parlato all'inizio, che li possedeva nella confinante S.Agata de' Goti (allora in provincia di Principato Ultra,distante appena 9,5 km da Valle di Maddaloni) e che probabilmente aveva aumentato con nuovi acquisti o con la dote maritale. Il mio bisavolo,nell’atto di nascita di mio nonno Antimo,non risulta più “copellaro”,ma “tramontano”,termine a me sconosciuto e non registrato nemmeno nei dizionari etimologici.Ho richiesto la consulenza del Sig.Ciro La Rosa, paleografo, egregio genealogista e araldista del Regno delle due Sicilie, il quale mi ha spiegato che trattasi di persona che coltivava terreni in collina (e infatti Valle di Maddaloni arriva fino a 579 mt.). Sarà. Secondo me, questo appellativo di "tramontano" fu affibbiato ai miei avi perchè provenivano da Tramonti (Salerno). Questo mio bisavolo dovette lavorare molto nella sua vita: copellaro prima, coltivazioni in collina in seguito! Ed io finora non ne conosco ancora la data di morte! Di suo padre Antonio, invece,sappiamo che nel 1861 era ancora vivente.Infatti,presentò una domanda per ottenere ila continuazione del pagamento da parte della Real Casa della rendita,che risulta a lui intestata di 3 ducati mensili,per la quale ottenne anche gli arretrati di 13 mesi,come risulta dalla documentazione del 20 settembre 1861 che riporto di seguito.Pertanto,debbo inferirne che il racconto di  mio nonno Antimo, riportato da mio cugino Aldo,è completamente esatto.Infatti,la rendita fu di 3 ducati mensili,e fu fatta assegnare dal mio bisavolo Ferdinando al proprio padre Antonio.Posso capirlo,considerando che a quell'epoca non vi era la pensione di vecchiaia e quindi Ferdinando fece avere al proprio vecchio genitore una somma mensile che possiamo considerare come una pensione e tale fu in seguito considerata anche dai nuovi governanti.
                              Un'immagine dei Ponti della Valle                        L'Acquedotto Carolino nel Comune di S.Agata de' Goti
                   con la grandiosa opera architettonica di Luigi Vanvitelli     dove era ubicato il "tenimento" di Giuseppe Zambrotta
 
 
Antonio Zambrotta: richiesta del 20 settembre 1861
 
Conteggio degli arretrati dal settembre 1860 a tutto il 30 settembre 1861
 
 
 
 
 "Traduzione" del documento precedente (il "traduttore" ha omesso il totale: sono ducati 39.00)           
 
La Mattia Rossi, consorte di Ferdinando, era nata anch’essa a Santa Barbara di Caserta nel 1809, era figlia di Angelo Rossi e Isabella Fusco. Risulta filatrice prima e agricoltrice poi, probabilmente da giovane avrà lavorato nell’Opificio della Real Colonia di S.Leucio. In seguito, invece, collaborò col marito nella coltivazione dei propri terreni.
 
Da questa coppia nacquero sei figli: 
Dalle notizie comunicate in data 16-18 settembre 2010 dal Parroco di Santa Barbara,don Giuseppe Di Bernardo,risulta che le sorelle maggiori di mio nonno morirono entrambe nello stesso incidente,in data 8 aprile 1889.Non è stato possibile accertare i fatti,per mancanza assoluta di notizie.
 
Dalle notizie comunicate dall'Archivio di stato di Caserta in data 7 ottobre 2010 si inferisce che tutti i figli di Ferdinando si cognominarono Zamprotta.Mio nonno Antimo,pur essendo stato registrato in Comune come Zamprotta,si fece chiamare sempre Zambrotta e si firmò sempre così.I suoi figli si chiamarono Zambrotta e così i loro discendenti.Unica eccezione fu mio padre Nicola che si volle chiamare Zamprotta e così si chiamano i suoi discendenti.
 
L' Atto di nascita di mio nonno dice Antimo, Antonio, Domenico Zamprotta): il secondo e il terzo nome sono rispettivamente del nonno e del bisavolo. Proprietario terriero (terreni ottenuti in parte con la dote della moglie) e commerciante di carbone e di legnami per la fabbricazione di bótti, tini e mastelli che rivendeva in tutta Italia. Coniugato (il certificato di matrimonio dice Zamprotta) il 20 luglio 1876, con Mariagrazia Sangiovanni (nata a Castel Morrone (comune confinante a nord di Caserta,distante circa 9,6 km) il 2 luglio 1852 e deceduta a Caserta il 13 ottobre 1918, in seguito all’epidemia di influenza “spagnola”, figlia di Sangiovanni Angelo Andrea e di Margarita Iulianiello, (sposi a Castel Morrone il 28 gennaio 1849), conosciuta andando ad acquistare un bosco deciduo a Castel Morrone. Col matrimonio la sposa portò in dote dei terreni siti a Castel Morrone.
 
Il fratello minore di mio nonno Antimo fu Antonio Zamprotta (nome imposto dal padre Ferdinando in omaggio al proprio padre Antonio),che abitava anch'egli in via Tifatina a Santa Barbara in una abitazione adiacente a quella del fratello Antimo.Egli fu padre di due figli,di cui uno di nome Ferdinando, come suo nonno,e padre, a sua volta,di due figli.Queste ultime notizie mi furono fornite da mio cugino Aldo Zambrotta. Di questi soggetti ho ricevuto i dati anagrafici e le fotografie da una mia cugina di terzo grado,la prof.Adelia Zamprotta di Caserta.Da questo ramo discendono,tra gli altri,i Ferdinando Zamprotta attualmente viventi.
 
La sorella maggiore di mio nonno Antimo fu Palma Maria Filomena Zamprotta (dati anagrafici dell'Archivio di stato di Caserta),nata a Santa Barbara il 29 marzo 1845,coniugata con Pasquale Marra il 23 aprile 1876.Uno dei loro cinque figli,Ciro Marra,cugino di mio padre,fu Generale di Divisione dei Reali Carabinieri(notizie fornitemi da mio padre,ma non confermate dall'Arma dei Carabinieri,che mi ha negato le notizie in nome della legge sulla privacy.No comment!).Quindi due cugine,figlie di due fratelli, risultano col nome di battesimo Palma in ricordo e omaggio alla loro nonna paterna,Palma Brignola. (Pasquale Marra era nato il 19 febbraio 1844 da Antonio e da Agnese Rossi. Morì il 16 luglio 1906 all'età di 62 anni. L'anno seguente con deliberazione del Ministero del Tesoro, la Corte dei Conti liquidò la pensione di reversibilità di lire 390,56 alla vedova, come riportato a p.176 della Gazzetta Ufficiale del Regno di'Italia del 9 gennaio 1907,N,7, da me consultata).
 
Come si può notare vi sono alcuni dati anagrafici discordanti tra quelli dello Stato civile e quelli dei Registri parrocchiali.Poichè non influiscono sulla ricerche della mia linea genealogica,non mi curerò di approfondirne le cause.

 

Dal suddetto matrimonio di mio nonno Antimo Zambrotta con Mariagrazia Sangiovanni nacquero i seguenti figli: 

 

 
Tutti i suoi figli, eccetto Nicola, quindi si cognominarono Zambrotta. Si chiamarono così per distinguersi dai loro cugini Zamprotta o  per continuare la plurisecolare tradizione familiare? Quindi mi resta questo dubbio, perché il cognome originale risulta essere Zambrotta.
 
  
       zia Carmela Zambrotta
                                            
Mio zio Francesco Zambrotta con sua moglie Anna Gentile, il loro figlo primogenito Mario e la quinta figlia,Angela 
 
 
                                                          Stemmi delle Famiglie Zambrotta-Gentile con cronistoria,
                                                          rilasciati dall'Istituto Genealogico Itlaiano di Firenze nel
                                                                       1920 a mio zio Francesco Zambrotta
 Lo stemma della Famiglia Gentile si blasona così:"d’oro, allo scaglione di rosso, accompagnato nella punta da un leone
e nel capo da una stella a sei punte posta tra due gigli, il tutto d’azzurro".
(La Famiglia Gentile era un'illustre Casata di sicura origine normanna,cfr.prof.Angela Picca,30 novembre 2009))
 (lo stemma Zambrotta è riportato e blasonato nella Sezione 8.0.) (Archivio Italo Zamprotta)
 
 zio AngeloAndrea Zambrotta e i suoi primi tre figli:Antimo,     Pasqualino,                     Nicola                
 
 
Andrea (1954), laureato in Lettere, con tesi su "I cattolici monzesi tra amministrazione e politica (1904-1913)", pubblicata  in "I quaderni della Brianza", 5 (1982),Befana Brianza, Besana Brianza, ottennendo il 1° Premio dalla Giuria di "Brianza Inedito" nel 1980, utilizzata dal Prof. Guido Formigoni per il suo testo “I cattolici deputati (1904-1918): tradizioni e riforme”,Studium,1988, dove è citato per ben due volte. Il prof. Andrea Zambrotta è Dirigente scolastico vicario della scuola media paritaria “Vescovo Valtorta” di Carate Brianza, per la quale ha rinunciato alla cattedra di ruolo nelle scuole statali. Di questa scuola, che ha avuto come docente e Preside anche il Rev.Padre Giovanni Saldarini (in seguito arcivescovo e cardinale a Torino), egli ha scritto anche la storia: “La Scuola V.Valtorta a quarant’anni dal riconoscimento legale,1950-1990, Carate Brianza, 1990. Andrea Zambrotta è stato anche Presidente del Consiglio comunale della sua città. Coniugato con Maria Cristina,è padre di 5 figli: Maria Chiara, Alberto, Paola, Giovanni Paolo, Gloria. Il figlio di Andrea, Alberto, laureatosi brillantemente in Ingegneria meccatronica, a 26 anni è diventato Dirigente e Responsabile dell'Ufficio Tecnico Marino della Schindler-Italia.
La sua sorella maggiore, Luisa Maria Grazia, laureata con lode in Lingue e Letterature straniere, ha insegnato Lingua e Letteratura inglese presso il Liceo scientifico tecnologico di Carate Brianza e continua a tenere corsi alla locale Università della Terza Età. Ha pubblicato articoli didattici, racconti e poesie, e attualmente cura un blog, prevaltemente in lingua inglese, seguìto non solo dai suoi corsisti, ma da oltre un migliaio di blogger da tutto il mondo, dal titolo "Words and music  and stories". Ha due figli, Marco Casavecchia, laureato in Architettura, e Mattia Andrea Casavecchia, laureato in Veterinaria.  
Nella foto mio cugino Pasqualino con la moglie Maria Pozzi.
 
Il suocero di mio cugino Pasqualino,Leopoldo Pozzi (1877-1970),coniugato con Adele Moioli,fu un imprenditore-mecenate molto illuminato. Con la sua azienda creò solide condizioni di sviluppo e benessere sul territorio,tanto da meritare nel 1937 il Cavalierato della Corona d'Italia.Nel 1938 fu autorizzato a fregiarsi del Distintivo d'Onore per i mutilati sul lavoro;e nel 1966 (in occasione delle celebrazioni per il Ventennale della Repubblica) fu insignito del Diploma di Benemerenza con medaglia d'oro dal Comune di Carate Brianza per i molteplici contributi offerti a beneficio della cittadinanza (oltre ai 120/130 posti di lavoro garantiti dalla sua azienda fino agli albori della robotizzazione).Si adoperò per la costruzione di condomini per gli operai,con unità abitative da essi riscattabili molto agevolmente,cosa che tutti fecero,e in cui ancora abitano le loro famiglie.Continuò per decenni a finanziare l'Asilo Infantile Ente Morale,di cui fu Presidente del Consiglio di Amministrazione fino alla morte;e finanziò il Comune per la costruzione di opere pubbliche,la più importante delle quali fu il nuovo ponte sul fiume Lambro che collega tuttora agevolmente la frazione di Agliate e i paesi più a nord con il capoluogo di Carate.
Il Cav.Leopoldo Pozzi con la consorte Adele Moioli 

 

    zio Luigi Zambrotta             suo figlio Giuseppe

 

 

(Nel numero speciale di Ospedale di Caserta News,anno III,N.6,dicembre 2010,compare un articolo intitolato L'Ospedale,cenni storici,in cui è riportato il busto marmoreo e le due lapidi che ricordano i benefattori,una è quella sopra riportata,che ricorda unicamente la mia prozia,che fece una donazione di gran lunga superiore a quelle di tutti gli altri messi insieme).

 

10.Ritornando alla mia linea genealogica:

 

Ora mi dilungherò a parlare dei miei numerosi fratelli.

 

 

 

Questi sono i ruderi del Semaforo militare di Capo Carbonara, dove mio fratello Geppino prestò servizio dal novembre 1942 a giugno 1946

 

 

 

 

Mio fratello Egidio con la rosetta di Maestro del Lavoro e la consorte Anna

 

reggimento

Questa è la composizione del X Corpo d'Armata di stanza a Napoli, che durante la prima guerra mondiale faceva parte

della gloriosa III Armata comandata dal Principe Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta.

Mio padre Nicola era inquadrato nella 20a Divisione Savona, di cui faceva parte il 15° Reggimento di Fanteria

Reggimento1

 Reggimento2

 

Qui sopra sono riportate le zone dove ha combattuto e sostato mio padre durante la prima guerra mondiale dal 1915 al 1918

 

(Mio padre Nicola in una foto degli anni '30, all'epoca dei fatti narrati di seguito. All'occhiello porta il distintivo dell'UNUCI E quello delle famiglie numerose)

Archivio Italo Zamprotta

        Roma,1940, mio padre Nicola Zamprotta al                        Napoli, marzo 1941.I miei genitori  (mia madre era in attesa di me)

       Ministero della Guerra, SIM - Servizio Informazioni Militari                   ( Archivio Italo Zamprotta)          

 Copyright © Italo Zamprotta 2009 - All rights reserved                  
 

 

Napoli, 1941. Mia madre Augusta Caterina De Santis in attesa di me (Archivio Italo Zamprotta)

 Copyright © Italo Zamprotta 2009 - All rights reserved  

 

Agli inizi del 1941 mio padre Nicola fu chiamato dal suo diretto superiore, Col.Pavan, che gli mostrò le note caratteristiche che aveva preparato per lui. Mio padre restò contrariato da due cose: 1.lo si dichiarava "non adatto al comando" di un reparto; 2. lo si valutava "Buono con 3". Lui non era di carriera, ma lo infastidiva una valutazione offensiva e quasi da mediocre, Espresse con fermezza il suo disappunto dichiarando:"Come fa lei, signor Colonnello, ad affermare la mia incapacità al comando? mi ha visto qualche volta in azione?". E proseguì:"Io qui sono addetto al Censura estera, apro e leggo lettere durante tutto il giorno.Forse dovrei impartire dei comandi alle buste, dopo averle richiuse, mettendole in riga?". Il Colonnello non si aspettava queste affermazioni, fatte con molta fermezza, e richiamò mio padre ad un maggior rispetto ricordandogli di essere un suo superiore, ma mio padre non desistette e gli ricordò i suoi trascorsi della prima guerra mondiale, quando era stato defraudato, nel 1915, di una medaglia d'argento dal suo diretto superiore, un tenente che si attribuì tutto il merito dell'azione ideata e condotta da mio padre, che allora era sergente. Il Colonnello ascoltò e prese nota. Qualche nese dopo mio padre ricevette le note caratteristiche e notò che la valutazione era OTTIMO, mentre l'incapacità al comando era stata cancellata! Comunque, la prposta di promozione a capitano e quella di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia non ebbero seguito: mio padre non ebbe la promozione e nemmeno l'onorificenza. Si vede che. da dietro le quinte, operava qualcuno che non voleva che egli progredisse nella carriera e avesse un meritato riconoscimento onorifico!

 

ZNicolaOdS 01 (2)

Copertina del Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra del 5 marzo 1942,contenente la successiva p.1462

 

ZNicolaOdS 01 (1)

Si tratta dell'ordine di richiamo alle armi per il 17 settembre 1941.Qunado mio padre lo ricevette era a casa a

Napoli per la mia nascita avvenuta il 13 settembre.Il battesimo fu quindi rinviato a data da destinarsi.Infatti fu

poi celebrato il 4 novembre quando mio padre ottenne una licenza dal Ministero della Guerra a Roma.dove si

trovava in sevizio presso il S.I.M.-Servizio Informazioni Militari, Ufficio della Censura estera

 

Ancora nel 1947 mio padre soccorse il primogenito Donato,coinvolto in una vicenda alla quale era, invece, assolutamente estraneo. Da Napoli mio padre accorse,ancora una volta,in Piemonte insieme con un principe del Foro napoletano, l' avv. Giovanni Pansini, grazie al quale mio fratello fu prosciolto, insieme ad un altro sergente maggiore, perchè completamente estraneo ai fatti, mentre un capitano fu condannato, espulso dalle Forze armate e in seguito finì a fare l'assicuratore.

 

Nel 1965, precisamente l' 11 gennaio mio padre restò vedovo. mia madre Augusta Caterina fu colpita da ictus cerebrale domenica 10 gennaio, mentre si trovava a casa del secondogenito Aldo che festeggiava l'onomastico. Tutto si risolse in 24 ore: colpita dall'ictus verso le ore 18, spirò il giorno seguente alle ore 18.30 senza riprendere conoscenza. Il trapasso fu favorito anche dall'assenza, quel giorno, del suo medico curante, che l'avrebbe immediatamente ospedalizzata, invece di tentare stupide quanto inutili cure, come fu fatto dai due medici incapaci che si susseguirono al suo capezzale. Uno di questi l'aveva già data per spacciata nove anni prima  (S.Natale 1956) per un leggero ictus che, invece, non aveva lasciato alcuna conseguenza.

 

All'epoca avevo poco più di 23 anni ed ero ritornato dal servizio militare appena nel febbraio precedente. Invidio i miei fratelli e sorelle maggiori che hanno avuto il privilegio e la fortuna di convivere con nostra madre tanti anni in più. Mia madre Caterina fu una santa donna che dovette non solo sobbarcarsi gli oneri di una famiglia numerosa, ma soprattutto dovette sopportare per decenni le numerose "divagazioni" del consorte. Quest'ultimo dato risulta per me doloroso da menzionare e tuttora inspiegabile, tenuto conto della bellezza e bontà di mia madre.

 

Napoli,1964.Mia madre Caterina e mio padre Nicola (Archivio Italo Zamprotta)- Veduta dall'alto della Reggia di Capodimonte a Napoli

  Copyright © Italo Zamprotta 2009 - All rights reserved

Sempre nel 1965, previo mio interessamento presso S.M.il Re Umberto II, mio padre ricevette l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, negatogli 25 anni prima dai pupazzi del governo fascista.E ottenne anche la meritata promozione a Capitano.

 

 cavalierecoronaditalia

Nastrino e Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia(il relativo Diploma non è in mio possesso,ma in mani altrui)

 

 

 

Nel 1967,previo mio personale interessamento,mio padre Nicola fu insignito della Commenda dell' Ordine Militare del SS.Salvatore e S.Brigida di Svezia (Ordine cavallersco fondato nel 1370, approvato dal Papa Urbano V e riordinato nel 1859 dal conte Vincenzo Abate de Castello Orleans).La nomina fu possibile grazie all'interessamento dell'allora Cancelliere dell'Ordine,il barone avv.Oreste Quaranta (che era stato padrino di mio cognato Alberto Barile).Da notare che nel 1859Francesco II,appena salito al trono del Regno delle Due Sicilie,entrò a fare parte di quell'Ordine cavalleresco. Si tratta di un Ordine che attualmente promuove numerose attività benefiche e assistenziali(a cui si può devolvere anche il 5 per mille),e appaiono peranto molto patetici i goffi tentativi di mancato riconoscineto ad opera della Curia vaticana,in contrasto con il comportamento di centinaia di vescovi e cardinali che fanno parte dell'Ordine(tra l'altro ne fu Gran Priore il mio amico e Maestro Card.Pietro Palazzini!).Del resto l'Ordine è riconosciuto da diversi Paesi esteri e la stessa Suprema Corte di Cassazione nel 1959 ne ha riconosciuto la legittimità come Ordine non nazionale (Sentenza N.1624 del 23 giugno 1959 Reg.Gen.N.24430/58).

 

Insegne dell'Ordine Militare del SS.Salvatore e S.Brigida di Svezia

 

Nel 1969 mio padre ricevette l'ultima promozione,ormai onorifica,con la Medaglia d'oro e il Cavalierato di Vittorio Veneto, riservati ai combattenti della Prima Guerra mondiale.

croceVVrectocroceVVrectocroce doroVV

Questa è la Croce di Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto (recto e verso) con il Nastrino dell'Ordine e Medaglia d'oro  (non posso riportare il Diploma che non è in mio possesso

VITTORIO VENETO2

 

Questo è il duplicato inviatomi dal Ministero della Difesa, a seguito di mia richiesta, del Diploma di Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto.

Non potendo avere l'originale, in altre mani, mi sono dovuto accontentare del duplicato.

Ovviamente la compilazione è all'italiana, senza un minimo di estetica scritturale.

 

Nel 1969 mio padre Nicola ricevette un'artistica pergamena dall' UNUCI - Unione Nazionale degli Ufficiali in Congedo per i 40 anni di iscrizione. Era di formato A3 e lui la fece inserire in un'artistica cornice dorata, ben visibile nella sala da pranzo. Avrei voluta inserirla qui, ma è stato impossibile. Ho chiesto agli eredi dei miei fratelli defunti, ma nulla sanno, come pure mia nipote Giulia che vive nella casa che fu del defunto nonno. L'unico a ricordarsi dell'esistenza di quella attestazione è mio nipote Carmine, altrimenti passerei per un visionario. Comunque, questa è la conferma di quanto fossero attenti i miei fratelli alle memorie familiari!

Riporto di seguito la Tessera di riconoscimento rilasciata a mio padre Nicola N.F-37869, rilasciata in data 9 giugno 1972 dall'UNUCI-Unione Nazionale degli Ufficiale in Congedo d'Italia, che fungeva anche da documento di identità:

Tessera1 Nicola Zamprotta22122020 0001 page 0001

Tessera2 Retro Nicola Zamprotta22122020

Per dovere verso i posteri debbo ricordare che mio padre invogliò tutti i figli a studiare per migliorare la propria condizione di vita. Egli era convinto, contrariamente a quanto ritenuto da alcuni pseudoeducatori, che lo studio fosse un potente mezzo di promozione sociale, oltre che intellettuale. Aiutò i figli ad ottenere una sistemazione professionale, in particolare il secondogenito Aldo nel 1945 andò ad occupare la sua stessa scrivania: il padre ci aveva impiegato un bel pò per arrivarci, lui ci si sedette all'inizio della carriera e, ad onor del vero, si comportò molto bene professionalmente, ignorando, però, la famiglia d'origine. Un altro figlio fu aiutato ad ottenere un impiego statale nel 1951 e fu, invece, sempre vicino alla famiglia d'origine, anche da sposato. Un altro ancora fu ugualmente assunto, alcuni anni dopo il pensionamento del padre, nel 1955, nella medesima azienda pubblica dove aveva lavorato nostro padre, e fu sempre riconoscente al genitore. Infine, per il sottoscritto, l'assunzione fu propiziata, nel 1966, proprio dalla antica conoscenza personale del genitore con il Presidente dell'Ente pubblico. Ovviamente in seguito la carriera si è svolta grazie alle capacità e possibilità personali e a  ben cinque concorsi. Comunque, va rilevato che il nostro genitore fu capace di determinare con successo la sistemazione professionale della metà dei propri figli. L'altra metà decise autonomamente il proprio destino, anche se in più di un'occasione gli interessati ricorsero all'intervento paterno per questioni insorte nell'ambiente di lavoro.

All'inizio del 1975, prima che mio padre compisse gli 84 anni, pensai di fargli avere un ulteriore riconoscimento. Raccontai l'episodio del 1933 a Pietro Nenni (coetaneo di mio padre, essendo nato il 25 febbraio 1891, mentre mio padre era nato il 28 febbraio) e questi, in men che non si dica, gli fece conferire l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica.

Nastrino di Commendatore dell'OMRI-Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Questo non sanò nè fece svanire gli anni di patimenti e di mancate promozioni sul lavoro, e quindi di mancati guadagni per un capo di famiglia numerosa (prima sette e poi otto figli), ma servì a lenire un pò il triste e penoso ricordo di quanto ingiustamente patito. Mio padre lasciò questa vita terrena il 6 dicembre 1978, giorno del suo onomastico, come aveva preannunciato alcuni mesi prima. Furono informati del decesso, da mio nipote Claudio Barile (primogenito di mia sorella Maria Grazia), la Presidenza dell' UNUCI di Napoli, e il Comando della Regione Militare Meridionale, che provvide ad inviare un picchetto d'onore di Fanteria (Arma di appartenenza di mio padre), con un Capitano e un Sergente, che resero gli onori militari alla salma e accompagnarono il feretro. Debbo purtroppo, con dolore, rilevare che c'era un assente, il primogenito Donato, al quale, invece, la mia famiglia ed io non abbiamo fatto mancare la nostra presenza nei momenti conclusivi della sua esistenza.A margine di questo luttuoso avvenimento debbo raccontare qualcosa di poco piacevole,che certamente non fa onore ai "protagonisti".Dopo la sepoltura di nostro padre,ci ritrovammo nel pomeriggio nella casa paterna,sulla collina di Capodimonte. Fu la prima ed ultima volta che ci ritrovammo insieme,con l'assenza del primogenito.Fu deciso di aprire la "cassa" in cui nostro padre custodiva i documenti e diversi ricordi familiari.La "cassa" era il bauletto che nostra padre aveva avuto in dotazione nel 1908,quando arrivò a Roma,alla Scuola Allievi Reali Carabinieri.Questo baluletto lo accompagnò per tutta la vita e lo teneva nella camera da letto custodendovi i più importanti documenti e ricordi familari.Dopo l'apertura fu esaminato il contenuto e lette anche le volontà di nostro padre,che aveva lasciato una sommetta simbolica per ciascun figlio(anche per l'assente!).A chi scrive lasciò il doppio perchè - scrisse - si era laureato.In quella occasione vidi ancora numerose fotografie di famiglia:una gigantografia incorniciata di mia madre Augusta Caterina, e un'altra di sua sorella Elisa De Santis, deceduta a 23 anni; mio nonno paterno Antimo Zambrotta; mia nonna materna Mariagrazia Vellucci; lo zio materno e padrino di mio padre, Luigi Sangiovanni; lo zio materno Lorenzo De Santis, e altre numerose fotografie, nessuna delle quali figura in questa Cronistoria,perchè nessuno sa dove siano andate a finire!!!La foto di mio nonno Antimo che figura in questa Cronistoria sono riuscito ad ottenerla dopo numerose suppliche a chi la deteneva, dimenticata, tra tante altre cose!(I punti esclamativi sono d'obbligo).Altre cose furono assegnate "ad libitum" dei "protagonisti" succitati.Dovendo riparitre per Biella non curai quella spartizione, che proseguì nei giorni seguenti, perchè c'erano alcuni quadri ed oggetti ancora da assegnare.Negli anni seguenti ho poi visto nelle case di miei tre fratelli quegli oggetti esposti e mi sono stati indicati e spiegati con incredibile naturalezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo che appartenessero all'attuale proprietario! Anche le onorificenze e le decorazioni di mio padre ebbero un assegnatario. Chi scrive non ha più visto nulla di tutto ciò, e lo dico con profonda amarezza perchè certi ricordi si sarebbero dovuti suddividere tra tutti i figli e non darli in mano ai nipoti che non possono averne l'affetto e la cura che può portare un figlio verso certi ricordi. Putroppo, nessun nipote ha sentito il dovere di offrire qualcosa allo zio che ha compilato la storia della famiglia. Poveri e meschini, penso che siano indegni del nome che portano!Rimpiango moltissimo la perdita di tutti questi documenti. Infatti li considero perduti, come le fotografie, perchè chi li detiene non sa apprezzarli e non sa cosa farsene. Servono soltanto a dimostrare la propria pochezza e inadeguatezza. All'atto della stesura della Cronistoria familiare mi sarebbe tornata molto utile quella documentazione, ma nessuno è stato in grado di dirmi qualcosa in proposito. A volte ho provato a pensare a che cosa sarebbe successo se vi fossero state ben altre risorse di suddividere. Può darsi che queste note risulteranno poco gradite a qualcuno, ma vanno dette, perchè la storia va raccontata con obiettività, citando il bello e il brutto, il dolce e l'amaro. Comunque, auguro a costoro "ogni bene": che il Signore gli renda la mercede che meritano.

 

Mio padre Nicola ebbe una profonda e fervida devozione per la Beata Vergine Maria,in particolare per la Madonna di Pompei.Ricordo che a casa nostra arrivava il periodico del Santuario di Pompei.Questa devozione fu pienamente condivisa da mia madre Caterina,che da ragazza era stata una Figlia di Maria,come dirò qui di seguito.Entrambi recitavano in ginocchio la Supplica alla Madonna di Pompei due volte l'anno,ascoltandola alla radio,l' 8 maggio e la prima domenica di ottobre,a mezzogiorno.

Durante la prima guerra mondiale mio padre di fece promotore di una raccolta di denaro nell'ambito del Reggimento dove prestava servizio e ne ricavò una bella somma che inviò all' avv.Bartolo Longo (ora Beato),il fondatore del Santuario e delle opere assistenziali annese. Ricevette una lettera di ringraziamento del Vescovo ordinario della Diocesi di Nola,da cui Pompei allora dipendeva.

Santa Icona della Madonna di Pompei

 

Debbo infine aggiungere che mio padre Nicola ebbe in dono delle particolari doti che utilizzò in diverse occasioni per dare sollievo al prossimo.Non fu un guaritore,ma riuscì tantissime volte a mitigare o rimuovere dolori di vari natura.Sembra che avesse ereditato questo dono dalla sua mamma Mariagrazia.

Appendice 3

 

Mia Madre, Augusta Caterina De Santis, nacque a  Minturno (in provincia di Caserta fino al 1934) il 29 gennaio 1898, da Donato De Santis e Mariagrazia Vellucci, terza di sette figli, come dianzi ricordato. Fu dichiarata all' Ufficio di stato civile da uno zio che, insieme con l'ostetrica, fu capace di invertire i nomi della neonata (Augusta Caterina invece di Caterina Augusta) e la data di nascita che dai documenti poi risultò il 4 febbraio. Passò una gioventù spensierata grazie allo stato benestante della famiglia (proprietari di quattro campagne e commercianti proprietari du due bar). Aveva anche una bella scrittura che denotava il suo carattere dolce e comprensivo.

Casualmente, come ho ricordato sopra, conobbe mio padre, nel 1916, e lo sposò il 21 giugno 1917, in piena prima guerra mondiale, nella antica e storica ex Cattedrale di S. Pietro in Minturno. L'anno seguente diede alla luce, a Minturno, il primogenito di otto figli, che fu chiamato Donato (familiarmente Duccio) in omaggio al suo papà che morì tre mesi dopo (fu inutile la visita a cui lo fece sottoporre il genero Nicola, alla fine di marzo 1918 a Napoli, nello studio del grande clinico della Regia Università di Napoli, Prof.Gabriele Tedeschi, che diagnosticò un'ascite da cirrosi epatica allo stadio terminale: "Forse l'anno scorso avremmo potuto fare ancora qualcosa, ora è troppo tardi". Infatti a giugnò morì. Comunque, anche il secondo e il terzo figlio, Aldo e Giuseppe, nacquero a Minturno.

Per la Famiglia De Santis cominciarono tempi meno felici, perchè il nonno Donato si occupava personalmente di tante cose e curava direttamente anche il Bar Centrale di  Minturno, perchè amava stare a contatto con la gente. Fu comunque egregiamente sostituito dalla moglie Mariagrazia, donna energica e risoluta che, però, col tempo, fu costretta a vendere buona parte delle proprietà e a cedere uno dei due bar alla sorella Concetta Vellucci (coniugata col piemontese Vincenzo Colombero) ritornata dall'estero. Mia madre, intanto, si era stabilita a Napoli nell'alloggio preso in affitto da mio padre. In seguito ebbe la vicinanza della sorella Emilia che sposò un bravo imprenditore calzaturiero, Vincenzo Pesce, che meritò la nomina a Cavaliere del lavoro. Debbo ricordare che i miei fratelli e sorelle ogni estate andavano in vacanza a Minturno, negli anni '20-30. (Per quanto mi riguarda personalmente, conservo una fotografia, datata ottobre 1942, nella quale, in una strada di Minturno, sono tra mia madre e mia nonna, che mi tengono per mano, mentre mia sorella Grazia affianca nostra nonna Mariagrazia).

La vita di mia madre si svolse negli anni cupi del fascismo come quella di tante altre madri di famiglia numerosa (con tanto di diplomi!) che doveva accudire tanti figli (ben 8 dal 1918al 1941!) e, in sovrappiù, sopportare le "divagazioni" del proprio marito. Infatti, mio padre si vantava di avere avuto ben "32 (trentadue) fidanzate" prima del matrimonio e alla 33ma si era alfin deciso al matrimonio. Certamente, se nonno Donato De Santis lo avesse saputo, non lo avrebbe mai ricevuto in casa!Così le "fidanzate" continuarono tra la sofferenza e i tormenti di mia madre, durati fino alla fine.

Napoli,1933.Foto di mia madre con i figli,fatta dal regime fascista che valorizzava a suo modo le famiglie numerose.

Si tratta di una brutta foto,l'unica da me reperita,che ritrae i miei familiari in quell'epoca infausta.Il 1933 è l'anno

in cui mio padre Nicola venne a trovarsi in rotta di collisione con la Federazione fascista di Napoli.

 

 

Mia madre fu una cattolica praticante fin da piccola. Mi raccontava che era stata "figlia di Maria" e di avere sempre partecipato alle funzioni religiose ed alle processioni. Recitava quotidianamente il S.Rosario (quando uscii dal Seminario,le feci dono della mia corona del s.Rosario,che aveva i grani in madreperla e un particolare Crocifisso benedetti dal Padre Verginista Pasquale Piscopo con indulgenze varie e l'articulo mortis) e la domenica assisteva alla S.Messa, generalmente nella nostra Parrocchia del SS.Crocifisso e S.Rita. A volte, insieme con mio padre, anch'egli cattolico osservante, si recava nella bellissima Chiesa di S. Maria la Nova (edificata nel 1279dal re Carlo d'Angiò), con annesso Convento francescano, dove avevano il loro confessore e padre spirituale, Padre Ruggiero Izzo (lo stesso che nel 1954 benedisse il matrimonio religioso di mio fratello Giuseppe (Geppino per i familiari, del cui matrimonio conservo una bella fotografia con quasi tutta la famiglia).

Quando agli inizi degli anni '60 andammo ad abitare nel Quartiere di Capodimonte, mia madre fu colpita improvvisamente da fibrillazione atriale che andò a sovrapporsi alla già sofferta ipertensione arteriosa. Allora non c'erano le possibilità odierne per attenuare o eliminare questa patologia, ed io soffrivo vedendo e sentendo i periodi di dispnea acuta cui mia madre andava soggetta, specialmente di notte! Questo stato di cose ebbe termine il 10 gennaio 1965 con un ictus cerebrale che se la portò via in 24 ore: infatti chiuse gli occhi per sempre alle ore 18.30 dell' 11 gennaio 1965.Si trovava a prando a casa del secondogenito Aldo quando fu colpita dall'ictus.Le cure non furono adeguate.Arrivò al suo capezzale un medico(?)che già l'aveva data per spacciata il 25 dicembre 1956,quando aveva accusato un leggero ictus cerebrale,da cui era subito guarita.Un secondo medico fu non meno incapace del primo.Finalmente arrivò il nostro medico curante(che era fuori sede),il quale si meravigliò che non fosse stata spedalizzata.Così se ne andò mia madre,a seguito dell'incapacità di due cretini.L' 11 febbraio 1965, per volontà di nostro padre, fummo a Minturno, dove nella Chiesa Cattedrale di San Pietro fu celebrata al S.Messa di trigesima. Era la stessa Chiesa in cui si erano sposati il 21 giugno 1917. Alla cerimonia, preparata dal cugino di nostra madre, Raimondo Gennaro De Santis, partecipò anche la zia di nostra madre, Concetta Vellucci,sorella di sua madre Mariagrazia Vellucci, incredibilmente somigliante a nostra madre.

Ancora adesso, cara Mamma, mi si inumidiscono gli occhi ricordando la tua improvvisa dipartita ed una immensa tristezza mi attanaglia il cuore. Mi può consolare, però, il ricordare che gli ultimi tuoi pensieri furono per questo tuo giovane figlio, l'ultimo, il più piccolo, il più giovane di tutti. Infatti, poco prima di essere assalita dal mostro, verso le 17.50, dicesti che era ora di ritornare a casa perchè c'era questo giovane figlio ancora da accudire!  Pochi minuti dopo fu il buio per 24 ore, e poi il tuo spirito, come quello di tutti gli eletti, ritornò lì da dove era partito, come ci insegnano le Sacre Scritture (Qohèlet [o Ecclesiaste] 12,7; Isaia, 42,1; Zaccaria 12,1). Di mi madre mi restano i suoi scritti nelle lettere che i miei genitori mi scrivevano durante il periodo di servizio miliare di leva.Mia madre aveva una bella scrittura.Negli anni '50 le feci scrivere il mio nome e cognome (che riportavo su tutti i miei libri di scuola) sulla prima pagina del libro di filosofia che avrei usato quell'anno (in alto a sinistra in diagonale):ovviamente conservo gelosamente quel volume.

(Ritengo che le notizie riportate in questo sito resteranno una voce unica ed isolata nel vasto e variegato panorama delle Famiglie Zamprotta/Zambrotta. Infatti, ho maturato la convinzione che la maggior parte dell'ambito parentale non abbia alcun interesse alle memorie familiari. Per la maggioranza sono cose neglette, di nessun valore. L'unica cosa che conta è l'oggi, nel suo materiale vissuto quotidiano. Può darsi che questa visione delle cose dipenda da superficialità e menefreghismo o, più probabilmente, dalla mancanza di cose da dire e da raccontare, o dal fatto che a volte la penna (chiamiamola così!) viene considerata uno strumento molto pesante, il cui uso a volte complica la vita.

Ho personalmente avuto, fin da ragazzo, la fortuna di un rapporto diverso con questo strumento, e quindi me ne sono avvalso a piene mani come, atto finale e conclusivo di ricerche che richiedono tempo e, tante volte, dànno tante delusioni e amarezze: mancate risposte, anche alle sollecitazioni; vere e proprie scorrettezze, anche da parte di chi dovrebbe dell'educazione e/o della collaborazione con gli altri fare il proprio motto di vita: sacerdoti, insegnanti, funzionari e amministratori della pubblica amministrazione, ma anche parenti. Ognuno ha la sensibilità che si merita).

 

 mia mamma Caterina a 18 anni

mia madre Caterina nel 1963

Minturno 1916.Mia madre.Augusta Caterina De Santis a 18 anni - Napoli, 1963, mia madre a 65 anni 

   (Archivio Italo Zamprotta)

  Copyright © Italo Zamprotta 2009-2020 - All rights reserved

 

 

 

 

 

 Copyright © Italo Zamprotta 2009 - All rights reserved

Stampa